domenica 2 marzo 2008

Capitolo 10° : Di male in peggio

"...Sempre resterai nella mia mente. Sempre. Sempre. Tu sei il mio regalo e sei per sempre...".
Antonello Venditti intonava alla radio Regali di Natale. Strano sentire una canzone così dolce arrivare alle mie orecchie nella sala d'aspetto di un dottore. La ragazzina dietro la scrivania, ammiccante come non mai al mio ingresso in studio, mimava con la bocca le parole sbagliandole tutte.
Normale amministrazione per una che a una prima analisi distratta avrà avuto si e no quoziente intellettivo -23. I quadri appesi alle pareti erano tutte stampe di opere di Modigliani. Due erano uguali. Ritraevano lo stesso soggetto. Una donna, collo lungo tipico, occhi azzurri e nient'altro. Sorrisi tra me e me pensando che assomigliavano vagamente a una mia cliente.
D'improvviso l'interfono si accese e una voce gracchiante chiamò il mio numero: 23.....23...
Mi alzai di scatto e imboccai la porta.
L'ufficio del dottore era completamente bianco. Bianche le pareti, la libreria traboccante di tomi pesantissimi, il lettino con la perenne carta assorbente tirata sopra e bianco il dottore. Pallido come un cencio e perfettamente in tinta con il camice.
Dottor Mariani specialista in malattie epatiche e grande esperto di alcolismo.
Il nome me l'aveva fornito Zoe dopo averle raccontato di come ridotto Fede.
Uno sguardo distratto da sotto gli occhiali lasciati mollemente sulla punta estrema del naso e una frase fredda e automatica "Si accomodi..prego" indicando una sedia di acciaio con i cuscini sullo schienale e sul sedile marroni.
"Grazie".
"Mi scusi che devo finire di aggiornare la cartella del paziente che ha visto uscire..nel frattempo se vuole iniziare a parlare io la ascolto..".
Quelle parole dette dal dottore mi irritarono. Come cavolo si faceva a trattare un argomento come la salute di un essere umano facendo altro? "Mi scusi dottore ma preferisco attendere che si dedichi completamente a me visto che la persona di cui stiamo parlando sta rischiando veramente di andare all'altro mondo...se non è daccordo non ci sono problemi..." e feci per alzarmi e andarmene.
Il dottore mi guardò incredulo, arrossì e mi disse "No no mi scusi...allora attenda un attimo che finisco di scrivere una riga e sono da lei..."
Dopo qualche minuto lo vidi dare un colpo ben assestato al tasto di Invio e tirare un gran sospirone. Poi con un gran sorriso si tolse gli occhiali e si diede una grattata tra i capelli sale e pepe guardandomi intensamente.
"E' un parente del soggetto?" mi disse con espressione grave.
Per la seconda volta sentii un morso acido allo stomaco. Zoe mi aveva detto di aver già mandato la cartella clinica di Fede a Mariani e di averle spiegato già chi ero e questo suo comportamento era inaccettabile per i miei nervi scossi. Stavo perdendo progressivamente una delle poche persone nella mia vita capace di stravolgere le mie convinzioni e lui trattava l'argomento con un distacco allucinante. Con uno scatto in avanti mi ritrovai in un batter d'occhio a pochi centimetri dal suo naso con il mio indice "Ascolta un po' burocrate di merda..se tu sei abituato a vedere "soggetti" che schiattano a me non tocca..Io sono la persona che ti ha presentato la dott. Rossi..ora o mi dici cosa bisogna fare per far smettere di bere Federico o ti gonfio...Hai capito bene...Federico non un soggetto qualsiasi...Fe-de-ri-co..."
Feci questo monologo d'un fiato diventando piano piano bordeaux e con gli occhi stralunati...però servì..
Il dottore si staccò un pochino dallo schienale della sua poltroncina al quale si era avvinghiato temendo il peggio e mi guardo di traverso.
"Il suo amico l'altra sera non ha bevuto solamente. Il problema è stato un cocktail di cocaina e wisky. Federico è tossicodipendente da un bel po' da quanto hanno evidenziato gli esami" dicendo questa frase mi guardo allarmato impaurito dalla mia possibile reazione a queste parole meccaniche.
Io ero impietrito. Mai e poi mai avrei pensato che Fede facesse uso di droghe. Tantomeno di coca. Senza proferir parola uscii da quello studio e me ne andai.
Quella giornata sarebbe stata lunga e faticosa. E io non ero dell'umore giusto per sentire altre cose brutte.