giovedì 31 gennaio 2008

Capitolo 4° : Morte di luglio

"Ma porcaccia vacca..passarla prima no?".
Elio prese palla e si diresse verso canestro. Non sono mai stato un campione ma l'altezza la so usare abbastanza bene.
Con un gesto che aveva ben poco dell'atletico e molto di più del "Mobilificio Aiazzone", cercai di fermarlo con scarsi risultati.
Ciuf. Canestro. 20 a 19 per loro.
"Loro" sono Elio e Beppe (all'anagrafe Giuseppe) amici d'infanzia che tengo giusto per queste occasioni.
Con me, in squadra, c'è Fede. Ora starete sicuramente pensando "Come fa uno che pesa 115 kg a giocare a pallacanestro?"Beh lui è il palo. Nel senso che sta fermo in una posizione ottima per concludere (ha un tiro micidiale soprattutto da 3) ma anche per difendere.
A dispetto della stazza, è molto rapido nei movimenti e riesce a sbilanciare spesso gli avversari solo con un gesto del capo.
Io come dicevo, non sono sicuramente Michael Jordan. Anzi. Queste partitelle le facevo più per tenere in allenamento quel fisico da "spiga" che mi era venuto dopo l'adolescienza che per altri motivi astrusi.
"Fede porca puttana passala prima..non puoi farmi arrivare sotto l'uomo e poi passarmela..la prendon loro...Dai...su....urca bella..ooopp...".
Dopo 16 tentativi, ero riuscito anche io a segnare due punti in entrata. Su di me difendeva Beppe. Lui era entrato a far parte delle nostre partitelle da poco. Veniva sempre al campetto quando giocava con noi Ale (altro amico d'infanzia che aveva smesso per problemi a un ginocchio) e stava li a guardarci giocare per ore.
Non ero mai riuscito a capire bene il perchè fosse così "attratto" da 4 "cassapanche con le mani" come noi.
Comunque parlava poco e giocava abbastanza bene e questo bastava per noi.
"Ultimo canestro che devo andare io" dissi consegnando la palla a Elio.
Lui guardò Beppe con aria furba e disse "Te capì uè...il bamba deve andare...in dùe té vé?"
"Devo andare a finire di preparare la valigia...sai...domani qualcuno dovrebbe saperlo che parto...o no?Cacchio te l'ho detto 48 volte che vado in America ricordi?"
Mentre dicevo questa frase avevamo iniziato l'ultimo scambio. Anche se era una partitella tra amici, l'agonismo faceva capolino dal cassettino della passione rimasto semi aperto nel mio cervello.
Non giocavo mai a risparmio io. Giocavo al meglio delle mie possibilità. Sempre. Quindi anche quella volta non volevo lasciare sul campo una pizza scommessa un'ora prima. La sorte comunque mi giocò lo scherzetto di scivolare sul piede d'appoggio e lasciare un'autostrada a Elio che comodo comodo andò a segnare.Persa.
Dopo le partite stavamo sempre un po' li a chiacchierare del più e del meno e anche se avevo fretta, mi regalai una mezz'ora di parlata fitta con quei tre balordi(in senso affettuoso).
"La valigia ce l'hai pronta tu?mi raccomando porta le carte di credito che io non ho moltissimo sul conto..non potrei mai pagarti da mangiare per 3 settimane..poi a te..con tutto quello che rumini.."
Fede si mise a ridere e mi disse "Tranquillo...al massimo mangio te...tanto due metri di uomo mi sfameranno no?"
D'un tratto un cellulare suonò. Era il mio. Lo tenevo sempre sulla vibrazione meno quando giocavo. Mia nonna ultimamente non stava granchè bene. Niente di grave, qualche dolore dell'età e giramenti di testa la tenevano, anche per giorni, a letto senza potersi alzare.
Sul display lampeggiava la parola "Anonimo". Rapido lancio della monetina tra rispondo o non rispondo. Tasto sul verde e...
"SI, pronto"
"Buongiorno Sig. Ravalli?"
"Si sono io..chi parla?"
"Sono la dottoressa Mandelli dell'ospedale di Sesto San Giovanni...si tratta di sua nonna...devo chiederle di venire urgentemente qui da noi al reparto TU TU TU TU TU..."
Ero già in macchina. Con il cuore in gola accesi il motore. Mi sentivo come in un silos di cotone idrofilo. Completamente ovattato dall'adrenalina, spaventato com'ero dal fatto di rimanere...solo.
Solo come quella maledetta mattina quando mia nonna mi svegliò con gli occhi gonfi di lacrime e mi disse: "Ora io e te dovremo stare per un po' di tempo insieme...mamma e papà sono dovuti partire per un viaggio molto lungo...".
Mentre sfrecciavo a 90 all'ora per quelle viette strette mia nonna entrava in coma. Il giorno dopo, alle 9,35, sarebbe morta e con lei gran parte della mia vita presente e passata.

martedì 29 gennaio 2008

Capitolo 3° : Pianto di bambino

Mi piace veramente parecchio il lavoro che faccio.
Non è esattamente il lavoro più normale per un ragazzo di 25 anni oggi come oggi ma mi ha appassionato dal primo momento.
Ho imparato da uno di quegli edicolanti vecchio stampo con il berrettino sempre calcato sulla testa e l'immancabile gillet imbottito blu.
La frase che più mi ha fatto ridere e che vi fa capire la filosofia di noi giornalai è stata "Davide ricorda sempre che i giochi e le riviste da bambini devono essere ad altezza PIANTO DI BAMBINO, così le mamme impazziscono e comprano". Naturalmente questa unità di misura non è nient'altro che quella che va dai loro occhi (circa mezzo metro) a terra. Fantastico.
Mentre nel mondo si parla di stock option e vendite azionarie da milioni di euro, è incredibile pensare che la nostra categoria basa ancora tutto sulla dialettica e sulla fiducia.
Duro lavoro il nostro, però quante soddisfazioni. Vedere l'alba tutte le mattine, cappuccino e brioche calde ed essere responsabili dello scandire delle giornate. Si perchè alcuni miei clienti non mettono nemmeno la sveglia. Sanno perfettamente che quando sentono le saracinesche alzarsi sono le 5.30. So che per un impiegato sempre ricurvo sulla propria scrivania al caldo e con tutti i comfort è difficile da capire. Come può fare un ragazzo ad amare un lavoro nel quale stai fuori al gelo d'inverno e al caldo d'estate a piegare giornali? Sono sicuro che se provassero per un po' capirebbero tutto. C'è un non so chè di spirituale. Si riflette tantissimo e devo dire che andando alla velocità della luce per tutto a Milano, è bello rintanarsi di tanto in tanto nei propri pensieri mentre le mani vanno da sole.
In effetti in quel periodo era da un po' che non riuscivo a ritagliarmi dello spazio libero per avere abitudini. Avete presente proprio quei piccoli gesti che molti fanno meccanicamente ogni mattina?ecco..farsi la barba o una doccia era diventato più un obbligo morale che un piacere.
Purtroppo il lavoro scarseggiava e mi ero dovuto inventare altre vie per guadagnare qualcosa.
Mi ero buttato a vendere giocattoli e palloni e visto che la mia zona era frequentata molto da ragazzi e bambini, riuscivo a compensare. Era un pomeriggio interminabile. Un lunedì per la precisione. Al mattino ero passato dall'agenzia di viaggi a ritirare i biglietti perchè ormai eravamo a una settimana dalla partenza. In fissa sull'espositore dei giornali, stavo studiando il movimento delle pagine del "Neue Zurch" nel venticello allegro che mi stava accompagnando quel giorno. Con Zoe non ci si era più sentiti dopo quelle poche parole sul blog. Pochissimo tempo mio e probabilmente i suoi studi, essendo poco prima delle ferie, le rubavano anche il suo.
Chissà cosa stava facendo in quel preciso istante. Era bello immaginarsela nella propria mente.
"Caffè?".
Vediamo se riesco a spiegarmi.
Quando mi capitano queste cose è un po' difficile far capire alla gente quello che provo.
Avete presente un fuoco d'artificio che esplode in tante piccole lucine colorate nel cielo? Poi piano piano sale fino alla gola, chiude i rubinetti della salivazione e mette un laccio intorno alle corde vocali.
Perfetto. Il cielo in cui è esploso il fuoco d'artificio era il mio stomaco e tutto il resto erano esattamente le sensazioni che si successero subito dopo.
Lei era li davanti. Come lei chi?Zoe. Oltretutto non era sola. In mano c'erano due bicchieri di carta che presumo contenessero caffè. Il cuore mi balzò in petto e le mani iniziarono a sudare ma naturalmente mi imposi di apparire tranquillo.
"Ciao" dissi con enfasi esagerata. Troppo esagerata. "ma cosa combini?perchè sei qui?". (cosa cavolo le vai a chiedere queste cose?boh..avevo il cervello in pappa)
"Nulla di particolare.Sono venuta in centro per fare un giro. Dovrei guardare per delle giacche ma non so bene come farò. Odio andare per negozi. Odio entrare e sentirmi lo sguardo dei commessi sulle spalle. Insomma. Come vedi non sono del tutto normale!"
"Beh non è vero. Per me è esattamente la stessa cosa. Figurati che non compro più nulla per me da circa 6 mesi per questo motivo. Prima o poi dovrò ricominciare a girare perchè i miei jeans gridano vendetta"
Ora ero più tranquillo. Diciamo che l'impatto iniziale è traumatico ma poi mi rilasso e prendo a parlare tranquillamente.
La feci entrare. L'edicola non è molto grande ma almeno ha l'aria condizionata. Così al fresco, sorseggiando caffè, avevo avuto il mio primo incontro con la donna che aveva popolato i miei sogni negli ultimi due giorni.
Incredibile. Pensare che nella mia vita di donne ne ho avuto poche e negli ultimissimi anni.
Ero un po' alternativo rispetto agli altri. Sono stato e rimango bambino ancora oggi con una pausa di adolescenza di circa 2 annetti alle superiori.
Ho sempre pensato molto a giocare a divertirmi con il pallone tra i piedi mentre tutti i miei amichetti giocavano con altre cose...si insomma avete capito...il tempo delle mele è proprio quello no?le prime toccatine fugaci sopra la maglietta. Per passare sotto bisogna aspettare un pochino e conoscerci meglio. I primi baci che se venivano trascinati dalla passione diventavano "limonate".
E poi quelle estati eterne con il sapore di Goleador e di tutti i ghiaccioli al limone che divoravo, l'erba che ogni volta mi sporcava i pantaloncini e mia mamma che alle 19 mi chiamava dal balcone per la cena.
Quante risate, quanti pensieri per il rientro a scuola, quanti amori rinchiusi dentro di se per troppa vergogna o troppo purdore. Ora però guardandomi indietro sono contentissimo di come sia andata. Sono sempre stato tardo con le donne ma non mi lamento. Dopotutto rimango attaccato a tutti quei riti di corteggiamento, che gli uomini di mondo non fanno più.
Dopo un'oretta buona che parlavamo gli argomenti finirono e ringraziai il Signore che ci fu un po' di movimento di clienti, in modo da rompere l'imbarazzo che si stava creando.
Lei era veramente bellissima. Gli occhi (li avevo guardati subito appena entrata) erano azzurro-verde acqua con pagliuzze gialle. E' veramente difficile definirli.
Incredibili forse è l'aggettivo più azzeccato. Ma poi era tutto il contesto che era stupefacente. Era proprio bella tutta. Dentro e fuori.
"Scusami se sono piombata qui così, ma dopo quel commento sul blog ho avuto 2 esami in fila e non mi sono più interessata al mondo in genere. Figurati che non vedo il mio ragazzo da allora!"
Il fuoco d'artificio in quel momento ritornò dentro al bossolo, i lacci strinsero ancora di più le corde vocali, la salivazione si fece stile "Sahara addio" e si aggiunse una nuova sensazione: la corona di spine che ormai da tempo cingeva il mio cuoricino martoriato, strinse la sua morsa fino a farlo quasi scoppiare.
Il mio cervello diventò come una scatola vuota. Il mio stomaco si capovolse e non volle più saperne di inglobare cibo.
Mi ritrovai un'ora dopo da solo in edicola a guardare ancora quel Neue Zurch che non voleva saperne di fermare le sue pagine che svolazzavano nel vento.
Lei se n'era andata. Non mi ricordavo nemmeno più se l'avevo salutata o altro. Non mi ricordavo più nulla. La delusione, la tristezza e la depressione, andavano in giro a braccetto dentro di me deridendo il mio cuore ormai spezzato.
Stento a credere ancora oggi di essere riuscito a farmi prendere in quel modo da Zoe.
Comunque ormai non era più tempo di stare li a rimuginare. Come una scolaresca di ragazzini indisciplinati, i miei quotidiani stavano per essere stretti in pacchi pesantissimi per le rese delle sera.
L'esperienza del passato per quanto riguarda l'amore, aveva fatto diventare Lorenzo, un essere quasi del tutto impermeabile alle emozioni e alle speranze.
Queste ultime continuavano a vivere nel mio cuore, ma facevo in fretta a riprendermi dopo una delusione dopotutto. Era già capitato che mi interessasse una ragazza che poi si rivelava impegnata e me ne ero fatto una ragione in poco tempo.
Quando tirai giù la saracinesca però, in quella sera di fine luglio, una lacrima solcò la mia guancia.

sabato 26 gennaio 2008

Capitolo 2° : La cacca

Per almeno 2 giorni buoni dopo l'incontro, Zoe si mise ad abitare seriamente i miei pensieri.
La vedevo quando mi alzavo al mattino, la incontravo nei miei sogni ad occhi aperti, tra una consegna e la colazione e mi veniva a sconvolgere il pomeriggio con i suoi occhi.
I suoi occhi.
Li avevo visti di sfuggita ma erano di un azzurro impressionante. Di quelli che devono dare fastidio fastidio nelle giornate di sole intenso.
Ogni volta che incontro una ragazza carina mi piace immaginarmi la sua vita, i suoi gesti e le sue manie nel quotidiano e con Zoe era stato lo stesso.
Nel frattempo la vita scorreva lenta e si intravedevano ormai le vacanze all'orizzonte.
Quell'anno io e Fede avevamo organizzato un viaggio allucinante in America. Milano - New York. Visita di 2 o 3 giorni alla città, capatina a Niagara Falls poi aereo fino a Las Vegas. Soggiorno di una settimana circa per visitare i parchi nazionali, la Death Valley ecc ecc. Per finire l'ultima settimana saremmo andati sulla costa pacifica a San Francisco. Tutto come si suo dire "on the road".
Insomma il tutto sembrava un sogno. Non avevo mai fatto nulla di simile prima d'ora. Ero abituato a passare le ferie in completa tranquillità e la nonna mi faceva fare la tipica vita del bambino milanese in villeggiatura.
Alzata presto, spalmatina di crema tattica in modo da non diventare color aragosta appena esposti al sole, corsa al posteggio vicino alla spiaggia (la nonna guidava) e poi trapanamento di maroni finale per 8 ore seduto o disteso in spiaggia. Scusate il termine colorito ma non ho mai potuto soffrire il fatto di rimanere fermo in spiaggia a far nulla.
Si perchè poi...le prime ore riesci a farle passare con un libro, ascolti la musica, vai a fare il bagnetto e mangi qualcosina..ma le altre 5 ore cosa fai?sono quelle tipiche situazioni in cui guardi l'orologio e sono le 10 e due ore dopo lo riguardi e sono le 10.03.
Non era la mia vacanza preferita ma devo dire che con la mia nonnina ho sempre mangiato divinamente. Prodotti tipici, frutta e verdura fresca di stagione e qualsiasi altra cosa presente alla voce "buono" nel dizionario dei "Ravalli".
Unico grosso problema per le ferie in genere era il "cambio di bagno".
Ho sempre invidiato tantissimo chi riesce a adattarsi immediatamente a un bagno che non è il suo. Sarà una cosa psicologica o sarà anche che la stitichezza è una vecchia amica di famiglia, ma io proprio non ce la faccio. Devono passare almeno un paio di giorni prima di riuscire ad ambietarmi, rilassarmi e fare il tutto.
Dopotutto le questioni di cacca sono sempre delicate.
Figuratevi che tutte le volte che incontro una ragazza che mi piace e magari ci parlo anche solo per un attimo, devo recarmi subito nelle stanze preposte allo smaltimento. Ma attacchi fulminanti di quelli che nemmeno un tappo potrebbe nulla.
Infatti stavo anche pensando di organizzare incontri con ragazze interessanti appena arrivato al mare. Avrei risolto il problema.
A parte tutto questo "inconveniente" mi era capitato anche con Zoe. Puntuale come un orologio svizzero, dopo una mezz'oretta che ero andato a casa, mi trovavo seduto sulla tazza.
Proprio in quell'istante però mi resi conto che i due giorni passati a farmi film su possibilità di incontri con lei e altro, erano stati solamente buttati via.
Io e lei non ci conoscevamo. Non sapevo ne che vita faceva, ne se mi piaceva caratterialmente. Non conoscevo i suoi pensieri e le sue passioni. Magari era una di quelle tantissime ragazze vuote che si trovano andando in centro a Milano il sabato pomeriggio. Mai provato?Ecco..se volete partecipare a una puntata di "Uomini e donne" di Maria DeFilippi come spettatori, andate sul corso Vittorio Emanuele intorno alle 16. Si insomma..quei ragazzi ai quali se chiedi qual'è il loro più grande desiderio, ti rispondono masticando la cicca "la pace del mondo"...che poi non ho mai capito se intendono "la pace NEL mondo" oppure proprio la fine del mondo. Bah. Oltre tutti questi problemini che penso ormai siano comuni in tutte le persone del pianeta, io ho sempre avuto un blocco totale con le ragazze. Faccio molta fatica a rompere il ghiaccio.
Partendo da tutti questi presupposti (a dire il vero un po' pessimistici), proprio quella sera mi sono autoconvinto che non potevo lasciarmi prendere in quel modo da una perfetta sconosciuta.
Appena finito di "evaquare" e messo il bollitore sul fuoco, accesi il pc.
Anche quella è un'altra passione. Quante ore passate davanti quello schermo minuscolo e quanti tasti passati sotto i miei polpastrelli.
Collegandomi a internet mi resi conto che era arrivato un nuovo commento sul mio blog. Lo tenevo da circa 2 anni e mi permetteva di sfogare tutte le emozioni, paure e problemi che a volte mi capitavano. Diciamo che come nel 900 si usava scrivere un diario segreto, io ora tenevo questo blog.
La differenza è che il blog rimane disponibile alla lettura per tutti.
Devo dire che il mio blog era abbastanza seguito e aveva dei lettori affezionati. Mi piaceva moltissimo avere delle persone sconosciute che apprezzavano i miei scritti. Aggiornavo di continuo e arricchivo con testi di canzoni, poesie e riflessioni mie su vari argomenti.
Ricevevo spesso commenti da parte di questi utenti della rete, che mi esprimevano le loro sensazioni e le loro idee. Il mio soprannome o nickname che dir si voglia era "lori82".
10 minuti dopo aver letto il commento ero ancora davanti al video a rileggere quelle tre righe di testo.
Incredibile pensare che così poche parole possano cambiare il corso delle cose.
"Ciao Lori82..ho saputo da Clara che tenevi un blog e ho voluto scriverti per scusarmi ancora per l'incidente dell'altra sera alla festa..qualche volta verrò a leggerti d'ora in poi.Ciao ciao". Firmato PetZOE87.

martedì 22 gennaio 2008

Capitolo 1° : Milano

"AH AH AH AH...sei veramente un pirla va" dissi guardandolo.
Con quel suo faccione simpatico, Federico mi stava davanti, soddisfatto dal risultato della sua battuta.
Federico. 1.90 di uomo per 115 kg di morbidezza. Avete presente l'omino Michelin...ops...non posso fare pubblicità. Va beh...non lo dite a nessuno...shhht..
Dicevo che Federico è morbido. Ma in tutti i sensi, sia dentro che fuori.
Ci conosciamo da circa 10 anni ed è sempre stato per me l'Amico. Si..quello con la A maiuscola. Quello per il quale mi staccherei la testa dal collo o correrei da una parte all'altra della città. Insomma: lui è il mio migliore amico.
Ci siamo conosciuti a scuola. I primi tempi non ci calcolavamo di striscio, io ero troppo occupato a rincorrere ragazze che non mi guardavano e lui dai suoi libri sempre in mano.
Poi l'amicizia è nata da quando quella volta lui mi ha guardato durante il compito in classe. Era uno di quei compiti di matematica nei quali ti sembra di essere tra l'incudine e il martello: leggi il primo esercizio e non lo sai fare, come d'altra parte il secondo e il terzo e il quarto..insomma..ero una capra in matematica!In quell'istante i miei occhi (supplicanti) e i suoi (sicuri e tranquillissimi) si sono incontrati e lui senza pensarci ha preso quel microbo di pezzettino di carta e si è messo a scrivere tutte le soluzioni.
Basta. Era mio amico. Solo per quello mica per altro. All'inizio infatti attiravo la sua attenzione al bisbiglio di "Passala a Fede" (intendendo "la domanda che non sapevi").
Bei tempi. I primi bacini, le ragazze che iniziavano ad avere coscienza del fascino magnetico che esercitavano su noi piccoli e tonti maschietti.
Quegli anni tra l'adolescienza e l'età semi-adulta che tutti gli adulti chiamavano "età della stupidera".
Poi il tempo ci ha giocato degli scherzetti divertenti. Ci ha divisi alle medie e ci ha fatto trovare per uno strano scherzo del destino, in 3° superiore, quando il sottoscritto è stato cambiato di sezione dopo aver avuto un "piccolo" scambio di vedute con un professore.
Bel caratterino eh?Oh..ma che sbadato non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Lorenzo. All'anagrafe Lorenzo Ravalli nato a Milano il 14/04/1982 da papà Enrico e mamma Luigia.
Pochissime le storie da raccontare della mia infanzia, a parte che sono rimasto orfano praticamente subito dopo la nascita. I miei sono morti in un incidente stradale proprio quando stavano per venirmi a prendere all'ospedale.
Da allora ho convissuto con mia nonna Agnese, 82 anni di splendida milanese contornati da capelli d’argento e occhi turchesi.
A le devo tutto quello che so e quello che diventerò con il passare del tempo.Grazie a lei ho conosciuto l’andare delle stagioni, il sibilio del vento d’inverno e il calore del sole estivo.
Grazie a lei ho avuto la libertà di sbagliare e recuperare, cadere e rialzarmi e soprattutto grazie a lei ho queste due maniglie antipanico ai lati della pancia.
Ai cannelloni di mia nonna mancava solamente la parola ve lo posso garantire.
Non pensiamoci perché se no mi prende la voglia.
In questo momento la mia vita sta subendo uno stravolgimento totale perché da pochi giorni ho iniziato il “trasloco” nella MIA casa.
Si si..proprio mia.
Mia nonna è indipendente e ha accettato di lasciarmi andare e poi sono davvero molto vicino dalla casa di via Broletto dove abita la mia "vecchietta".
Ho comprato un sottotetto in via Moscova, pieno centro di Milano e mutuo millenario da pagare, ma ne vale assolutamente la pena.
E’ un buco..arredarlo sarà molto..ehm..divertente e dispendioso..però è li che mi sentirò davvero un re.
Solo a pensare a quanto ho aspettato questo momento mi viene un groppo in gola. Quante volte ho sognato di svegliarmi la mattina per andare al lavoro e vedere le luci della notte fuori dalla finestrina.
E poi i gesti tipici dell’indipendenza: dover far andare la lavatrice, la lavastoviglie, spolverare qua e la e poi stirare..insomma..mi mancava il fatto di dovermi prendere la responsabilità di me stesso completamente sulle mie spalle.
Finchè sono stato a casa con mia nonna era lei che badava a me, con manicaretti da favola, camice sempre stirate e pulitissime e letto perennemente perfetto.
Ora invece avrei dovuto fare tutto da solo.
Oltretutto facendo il giornalaio di mestiere, non ho molto tempo da dedicare/mi quindi sarà tutto un pochino più difficile. Ma ce la farò!
E’ proprio grazie all’edicola che ho ripreso i rapporti con Fede dopo 1 annetto buono che non ci vedavamo.
Avevo appena comprato la mia edicola in corso Garibaldi e un bel giorno me lo sono visto comparire davanti. E’ stato molto bello sentirsi dire che era venuto per sapere come stavo e se mi andava di cenare insieme.Da li è ripartita quella nostra amicizia che dura ancora oggi e che, tutto sommato, non aveva mai smesso di esistere.
In questo momento eravamo seduti su una della panchine che ci sono a lato del mio chioschetto. Alle 19 il corso diventa bellissimo. La luce del sole al tramonto fa diventare le case bicolori, arancio il tetto e il resto grigio come sempre, dando un effetto molto affascinante.
Il cielo prende tutti i colori possibili e la gente gira curiosa tra i negozi a vedere le offerte.
Mi piace stare qui fuori a prendere il fresco soprattutto in questo periodo dell'anno (luglio) dove si inizia ad appiccicare.
Dopo quella risata fragorosa di colpo scese il silenzio.
Era appena finita la storia tra Fede e Clara e stavo cercando di aiutarlo a superare la "depressione" che apparentemente stava vivendo. Era pallido e sempre contratto.
Oltretutto era finita malissimo dopo averla scoperta a letto con Luigi, il panettiere. Sembrava di essere in uno di quei comuni di provincia. Il macellaio che quando va a consegnare nelle case tradisce la moglie con la ragazza del fratello del cugino..insomma..un "rebelotto"..
Ma dopotutto Garibaldi è un po' così. Un piccolo paese nella grande metropoli.
Non gli parlavo mai di lei ma in quel caso mi sono sentito di affrontare di petto la situazione "Con Clara?" gli chiesi.
Lui mi guardò facendo spallucce e con una serenità forzata mi disse "Guarda..a dirti la verità dopo quello che mi ha fatto, non penso di volerla vedere per il resto della mia vita..Ha tradito la mia fiducia e questo è ciò che le ho sempre chiesto di non fare...ha fatto la sua scelta..." poi si girò di scatto verso di me, si accovacciò con la mole da orso incrociando i gamboni e disse "hai presente quando piove e sali in macchina?sul cofano si sono tante goccioline che rappresentano le conoscenze che hai nella tua vita.
Durante la marcia, a seconda della strada che scegli, alcune goccioline cadranno e altre verrano messe ancora più al centro del cofano.
Nella vita è la stessa cosa. Quando fai una scelta alcune persone tendono ad avvicinarsi a te e altre inevitabilmente si allontanano perchè non la condividono o perchè tu non li includi. Sta alla persona che subisce questo "ostracismo" saperlo metabolizzare al meglio. Io sto metabolizzando la fiducia tradita da una persona di cui mi fidavo ciecamente"
Inevitabilmente rimasi senza parole e lo guardai inebetito mentre si accendeva l'ennesima sigaretta. Aveva ragione. Bisogna saper prendere con filosofia qualsiasi avvenimento della vita.
Io non ero mai stato capace. Ed era proprio per questo che in questo momento ero da solo. Il momento era un po' lunghetto in verità perchè erano ormai 2 anni che non volevo (e sottolineo il volevo) avere rapporti d'amore. In edicola di ragazze ne passavano e ad alcune si vedeva che piacevo, però era dentro di me il problema.
Ero io che non sapevo amare per paura di soffrire. E' un ragionamento un po' incriccato e difficile.
Quando io amo, dono "Lorenzo" alla persona che ho davanti.
Mi apro totalmente, ogni forma di affetto e dimostrazione di passione viene resa visibile in tutto e per tutto all'altra. Quando però le donne vengono ricoperte di attenzioni sembra che anneghino in un mare di infelicità. Almeno io parlo della mia esperienza di vita.
Donne. Quell'arcano stupendo intorno al quale gira tutto il mondo. Difficilissimo trovare quella giusta e ancora più difficile che lei ti trovi giusto per se.
In quel momento il mio cellulare prese a squillare. Era Clara. Da qualche tempo aveva preso me come un confessore, quando probabilmente aveva assoluto bisogno di un esorcista. Dopo la fine della storia con Fede si era data alla pazza gioia cambiando nel giro di pochissimo ben 5 ragazzi. Cosa faccio?rispondo o no?alla fine presi la linea facendo segni inimmaginabili a quel poveretto di Fede che rimane solo a finire la sigaretta con lo sguardo assente.
"Ohi..ma è possibile che solo quando ho davanti il tuo ex tu ti fai sentire?" dissi a bassa voce.
Una risata scosse il cellulare e Clara esordì "Devi assolutamente venire da me questa sera. Do una festa e dovrebbero venire anche un po' di mie amiche e amici compreso Luca" Luca era il fidanzato di Clara per la fascia che andava dalle 20 alle 4 del mattino, poi montava di turno Marco fino alle 13 e poi Alberto fino alle 20. Che ragazza piena di impegni eh?
"No no..dai..domani lavoro non posso Cla..assolutamente no..non è che puoi chiamarmi tutte le volte alle 19 porca vacca..dammi un po' di preavviso..!"
Come sempre in questi casi 2 ore dopo ero immerso nella musica con in mano un Cuba Libre. Almeno era buona musica. Qualche pezzo di Vinicio Capossela, un buon Miles Davis live..insomma..le mie orecchie godevano.
Da solo li immerso tra due cuscinoni enormi di una poltrona, mi resi conto che non c'era nessuno di interessante come immaginavo. Un'altra sera buttata tra quattro mura.
D'un tratto però, successe uno di quei fatti che fanno svoltare tutto.
Immaginate la sensazione che si prova a ricevere una secchiata d'acqua ghiacciata in mezzo alle gambe. A parte i normali effetti collaterali tipo scomparsa dei gioielli di famiglia e altri spiacevoli inconvenienti, sono letteralmente saltato sul divano.
Ed è proprio stato in quel momento che l'ho vista.
Zoe. 20 anni, 1,80 di occhi azzurri e capelli mossi tagliati corti. Non cortissimi. Corti. Di quella lunghezza giusta per coprire delle orecchie da sempre ritenute troppo "a sventola".
Tutte queste cose le ho scoperte dopo, perchè in quel preciso istante quell'angelo caduto dal cielo mi disse solo "IEPAAA..scusa gringo..scappo".
Il tasso alcolico della festa era vertiginoso. A dire la verità tutte le feste che faceva Clara, finivano sempre così.
Il trenino umano a cui era attaccata Zoe si dileguò e io rimasi li con il sorriso ebete sul divano a guardare nel vuoto dove fino a pochi secondi prima era il suo viso.
Gli ammenicoli ormai erano pressochè inesistenti e ghiacciati, ma il cuore aveva avuto un sussulto.
Rimasi li ancora per una mezz'ora buona e poi piegai la serata e la misi nel cesto di quelle già usate.
Già pronta sul comodino ce n'era una nuova nuova.

Introduzione

Questo è un esperimento.
Spiego brevemente la filosofia che mi muove.
Piano piano, nei momenti liberi da lavoro e impegni vari, vorrei portare avanti la scrittura di un vero e proprio libro.
I post saranno capitoli e il titolo del romanzo sarà "Memorie di un edicolante in triciclo".
Grazie mille a te caro lettore o semplice passante perchè stai rendendo possibile, con la tua attenzione per questo esperimento, il realizzarsi di un mio sogno: scrivere.
Andiamo a incominciar...