martedì 22 gennaio 2008

Capitolo 1° : Milano

"AH AH AH AH...sei veramente un pirla va" dissi guardandolo.
Con quel suo faccione simpatico, Federico mi stava davanti, soddisfatto dal risultato della sua battuta.
Federico. 1.90 di uomo per 115 kg di morbidezza. Avete presente l'omino Michelin...ops...non posso fare pubblicità. Va beh...non lo dite a nessuno...shhht..
Dicevo che Federico è morbido. Ma in tutti i sensi, sia dentro che fuori.
Ci conosciamo da circa 10 anni ed è sempre stato per me l'Amico. Si..quello con la A maiuscola. Quello per il quale mi staccherei la testa dal collo o correrei da una parte all'altra della città. Insomma: lui è il mio migliore amico.
Ci siamo conosciuti a scuola. I primi tempi non ci calcolavamo di striscio, io ero troppo occupato a rincorrere ragazze che non mi guardavano e lui dai suoi libri sempre in mano.
Poi l'amicizia è nata da quando quella volta lui mi ha guardato durante il compito in classe. Era uno di quei compiti di matematica nei quali ti sembra di essere tra l'incudine e il martello: leggi il primo esercizio e non lo sai fare, come d'altra parte il secondo e il terzo e il quarto..insomma..ero una capra in matematica!In quell'istante i miei occhi (supplicanti) e i suoi (sicuri e tranquillissimi) si sono incontrati e lui senza pensarci ha preso quel microbo di pezzettino di carta e si è messo a scrivere tutte le soluzioni.
Basta. Era mio amico. Solo per quello mica per altro. All'inizio infatti attiravo la sua attenzione al bisbiglio di "Passala a Fede" (intendendo "la domanda che non sapevi").
Bei tempi. I primi bacini, le ragazze che iniziavano ad avere coscienza del fascino magnetico che esercitavano su noi piccoli e tonti maschietti.
Quegli anni tra l'adolescienza e l'età semi-adulta che tutti gli adulti chiamavano "età della stupidera".
Poi il tempo ci ha giocato degli scherzetti divertenti. Ci ha divisi alle medie e ci ha fatto trovare per uno strano scherzo del destino, in 3° superiore, quando il sottoscritto è stato cambiato di sezione dopo aver avuto un "piccolo" scambio di vedute con un professore.
Bel caratterino eh?Oh..ma che sbadato non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Lorenzo. All'anagrafe Lorenzo Ravalli nato a Milano il 14/04/1982 da papà Enrico e mamma Luigia.
Pochissime le storie da raccontare della mia infanzia, a parte che sono rimasto orfano praticamente subito dopo la nascita. I miei sono morti in un incidente stradale proprio quando stavano per venirmi a prendere all'ospedale.
Da allora ho convissuto con mia nonna Agnese, 82 anni di splendida milanese contornati da capelli d’argento e occhi turchesi.
A le devo tutto quello che so e quello che diventerò con il passare del tempo.Grazie a lei ho conosciuto l’andare delle stagioni, il sibilio del vento d’inverno e il calore del sole estivo.
Grazie a lei ho avuto la libertà di sbagliare e recuperare, cadere e rialzarmi e soprattutto grazie a lei ho queste due maniglie antipanico ai lati della pancia.
Ai cannelloni di mia nonna mancava solamente la parola ve lo posso garantire.
Non pensiamoci perché se no mi prende la voglia.
In questo momento la mia vita sta subendo uno stravolgimento totale perché da pochi giorni ho iniziato il “trasloco” nella MIA casa.
Si si..proprio mia.
Mia nonna è indipendente e ha accettato di lasciarmi andare e poi sono davvero molto vicino dalla casa di via Broletto dove abita la mia "vecchietta".
Ho comprato un sottotetto in via Moscova, pieno centro di Milano e mutuo millenario da pagare, ma ne vale assolutamente la pena.
E’ un buco..arredarlo sarà molto..ehm..divertente e dispendioso..però è li che mi sentirò davvero un re.
Solo a pensare a quanto ho aspettato questo momento mi viene un groppo in gola. Quante volte ho sognato di svegliarmi la mattina per andare al lavoro e vedere le luci della notte fuori dalla finestrina.
E poi i gesti tipici dell’indipendenza: dover far andare la lavatrice, la lavastoviglie, spolverare qua e la e poi stirare..insomma..mi mancava il fatto di dovermi prendere la responsabilità di me stesso completamente sulle mie spalle.
Finchè sono stato a casa con mia nonna era lei che badava a me, con manicaretti da favola, camice sempre stirate e pulitissime e letto perennemente perfetto.
Ora invece avrei dovuto fare tutto da solo.
Oltretutto facendo il giornalaio di mestiere, non ho molto tempo da dedicare/mi quindi sarà tutto un pochino più difficile. Ma ce la farò!
E’ proprio grazie all’edicola che ho ripreso i rapporti con Fede dopo 1 annetto buono che non ci vedavamo.
Avevo appena comprato la mia edicola in corso Garibaldi e un bel giorno me lo sono visto comparire davanti. E’ stato molto bello sentirsi dire che era venuto per sapere come stavo e se mi andava di cenare insieme.Da li è ripartita quella nostra amicizia che dura ancora oggi e che, tutto sommato, non aveva mai smesso di esistere.
In questo momento eravamo seduti su una della panchine che ci sono a lato del mio chioschetto. Alle 19 il corso diventa bellissimo. La luce del sole al tramonto fa diventare le case bicolori, arancio il tetto e il resto grigio come sempre, dando un effetto molto affascinante.
Il cielo prende tutti i colori possibili e la gente gira curiosa tra i negozi a vedere le offerte.
Mi piace stare qui fuori a prendere il fresco soprattutto in questo periodo dell'anno (luglio) dove si inizia ad appiccicare.
Dopo quella risata fragorosa di colpo scese il silenzio.
Era appena finita la storia tra Fede e Clara e stavo cercando di aiutarlo a superare la "depressione" che apparentemente stava vivendo. Era pallido e sempre contratto.
Oltretutto era finita malissimo dopo averla scoperta a letto con Luigi, il panettiere. Sembrava di essere in uno di quei comuni di provincia. Il macellaio che quando va a consegnare nelle case tradisce la moglie con la ragazza del fratello del cugino..insomma..un "rebelotto"..
Ma dopotutto Garibaldi è un po' così. Un piccolo paese nella grande metropoli.
Non gli parlavo mai di lei ma in quel caso mi sono sentito di affrontare di petto la situazione "Con Clara?" gli chiesi.
Lui mi guardò facendo spallucce e con una serenità forzata mi disse "Guarda..a dirti la verità dopo quello che mi ha fatto, non penso di volerla vedere per il resto della mia vita..Ha tradito la mia fiducia e questo è ciò che le ho sempre chiesto di non fare...ha fatto la sua scelta..." poi si girò di scatto verso di me, si accovacciò con la mole da orso incrociando i gamboni e disse "hai presente quando piove e sali in macchina?sul cofano si sono tante goccioline che rappresentano le conoscenze che hai nella tua vita.
Durante la marcia, a seconda della strada che scegli, alcune goccioline cadranno e altre verrano messe ancora più al centro del cofano.
Nella vita è la stessa cosa. Quando fai una scelta alcune persone tendono ad avvicinarsi a te e altre inevitabilmente si allontanano perchè non la condividono o perchè tu non li includi. Sta alla persona che subisce questo "ostracismo" saperlo metabolizzare al meglio. Io sto metabolizzando la fiducia tradita da una persona di cui mi fidavo ciecamente"
Inevitabilmente rimasi senza parole e lo guardai inebetito mentre si accendeva l'ennesima sigaretta. Aveva ragione. Bisogna saper prendere con filosofia qualsiasi avvenimento della vita.
Io non ero mai stato capace. Ed era proprio per questo che in questo momento ero da solo. Il momento era un po' lunghetto in verità perchè erano ormai 2 anni che non volevo (e sottolineo il volevo) avere rapporti d'amore. In edicola di ragazze ne passavano e ad alcune si vedeva che piacevo, però era dentro di me il problema.
Ero io che non sapevo amare per paura di soffrire. E' un ragionamento un po' incriccato e difficile.
Quando io amo, dono "Lorenzo" alla persona che ho davanti.
Mi apro totalmente, ogni forma di affetto e dimostrazione di passione viene resa visibile in tutto e per tutto all'altra. Quando però le donne vengono ricoperte di attenzioni sembra che anneghino in un mare di infelicità. Almeno io parlo della mia esperienza di vita.
Donne. Quell'arcano stupendo intorno al quale gira tutto il mondo. Difficilissimo trovare quella giusta e ancora più difficile che lei ti trovi giusto per se.
In quel momento il mio cellulare prese a squillare. Era Clara. Da qualche tempo aveva preso me come un confessore, quando probabilmente aveva assoluto bisogno di un esorcista. Dopo la fine della storia con Fede si era data alla pazza gioia cambiando nel giro di pochissimo ben 5 ragazzi. Cosa faccio?rispondo o no?alla fine presi la linea facendo segni inimmaginabili a quel poveretto di Fede che rimane solo a finire la sigaretta con lo sguardo assente.
"Ohi..ma è possibile che solo quando ho davanti il tuo ex tu ti fai sentire?" dissi a bassa voce.
Una risata scosse il cellulare e Clara esordì "Devi assolutamente venire da me questa sera. Do una festa e dovrebbero venire anche un po' di mie amiche e amici compreso Luca" Luca era il fidanzato di Clara per la fascia che andava dalle 20 alle 4 del mattino, poi montava di turno Marco fino alle 13 e poi Alberto fino alle 20. Che ragazza piena di impegni eh?
"No no..dai..domani lavoro non posso Cla..assolutamente no..non è che puoi chiamarmi tutte le volte alle 19 porca vacca..dammi un po' di preavviso..!"
Come sempre in questi casi 2 ore dopo ero immerso nella musica con in mano un Cuba Libre. Almeno era buona musica. Qualche pezzo di Vinicio Capossela, un buon Miles Davis live..insomma..le mie orecchie godevano.
Da solo li immerso tra due cuscinoni enormi di una poltrona, mi resi conto che non c'era nessuno di interessante come immaginavo. Un'altra sera buttata tra quattro mura.
D'un tratto però, successe uno di quei fatti che fanno svoltare tutto.
Immaginate la sensazione che si prova a ricevere una secchiata d'acqua ghiacciata in mezzo alle gambe. A parte i normali effetti collaterali tipo scomparsa dei gioielli di famiglia e altri spiacevoli inconvenienti, sono letteralmente saltato sul divano.
Ed è proprio stato in quel momento che l'ho vista.
Zoe. 20 anni, 1,80 di occhi azzurri e capelli mossi tagliati corti. Non cortissimi. Corti. Di quella lunghezza giusta per coprire delle orecchie da sempre ritenute troppo "a sventola".
Tutte queste cose le ho scoperte dopo, perchè in quel preciso istante quell'angelo caduto dal cielo mi disse solo "IEPAAA..scusa gringo..scappo".
Il tasso alcolico della festa era vertiginoso. A dire la verità tutte le feste che faceva Clara, finivano sempre così.
Il trenino umano a cui era attaccata Zoe si dileguò e io rimasi li con il sorriso ebete sul divano a guardare nel vuoto dove fino a pochi secondi prima era il suo viso.
Gli ammenicoli ormai erano pressochè inesistenti e ghiacciati, ma il cuore aveva avuto un sussulto.
Rimasi li ancora per una mezz'ora buona e poi piegai la serata e la misi nel cesto di quelle già usate.
Già pronta sul comodino ce n'era una nuova nuova.

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