sabato 4 luglio 2009

Capitolo 13°: Unhappy meal

Il bello di quando finisce una storia d'amore è che ti senti soffocato dalla libertà.
E' paradossale. In quel periodo soffrivo come un cane senza alcun dubbio e il mio ultimo pensiero era il sesso femminile.
Però percepivo quella sensazione di briglia sciolta che rende leggeri.
Non ero mai stato controllato da Zoe ne disturbato dalle sue telefonate o improvvisate, ma il fatto di essere single portava risvolti incredibili.
Per 1 mese circa, almeno 2 volte a settimane andai a mangiare da McDonald's. Io ho sempre odiato gli hamburger e le patatine di quel posto. Anche solo l'odore che usciva da quelle cucine foderate di ragazzi dagli occhi senza stimolo, mi nauseava e deprimeva.
In quei giorni no.
Mi sedevo a un tavolino negli orari meno battuti (dalle 9.30 alle 11.30) e la scelta era sempre tra:
- colazione con caffè americano e ciambella
- pranzo con hamburger, patatine e una bibita fresca
Anche solo quel farmi male senza motivo, mi faceva sentire completo...vivo.
In un periodo in cui la mia vita aveva preso troppa velocità per tenerne il controllo, mi sembrava di riuscire quantomeno a rallentare un po'.
Non era molto, lo so, ma era qualcosa e già questo mi aiutava.
Mi ritrovavo davanti a una parete ripida da scalare con pochissimi appigli e me li dovevo giocare bene per non rischiare di cadere a terra.
Il tempo passava rapido senza che io me ne accorgessi perchè avevo perso totalmente il contatto con la realtà che stavo vivendo.
Il negozio aveva ripreso ad incassare bene e gli affari andavano a gonfie vele.
Avevo tanti progetti nella testa ma era come se sopra tutti questi, ci fosse una cappa di nuvoloni neri che non lasciava entrare luce.
Senza luce è difficile far crescere i progetti o anche solo vederli.
Fortunatamente arrivò in mio soccorso Federico.
Avevo scelto una quindicina di giorni ad agosto per starmene a casa e fare qualche lavoretto rimandato da troppo tempo. Avrei dovuto dare una imbiancata qua e là e fare il grosso delle pulizie che durante l'anno erano rese difficili dal tempo, sempre strettissimo.
Sapevo che sarebbe stato un lavoro immane ma ero convinto che mi sarebbe servito per non rimanere fermo a pensare.
Si perchè erano gli spazi bianchi a fregarmi.
Un dolore, una delusione o comunque una qualsiasi fase della vita che viviamo in maniera negativa, esiste grazie agli "spazi bianchi" che ce la fanno vedere...come le parole esistono perchè esistono le pause piuttosto che la musica rispetto al silenzio.
E' importante che quei momenti vengano affrontati, fatti decantare dentro di noi...
Il tempo aiuta a far passare tutti i mali che siano fisici o dell'anima o del cuore.
"Dai prendi su quattro cose e buttale in borsa che partiamo per un week end. Al tuo ritorno le cose non saranno peggiorate, avrai sicuramente meno tempo ma ti sarai risposato di più..."
Fede era intento a farsi un panino con quel poco che c'era in frigo.
Lo scrutai da dietro lo schermo del computer e gli dissi "Oh si...certo...io prendo vado, torno, disfo e forco come meglio credo...non ho degli obblighi...posso chiedere le ferie e andarmene vero??" il tono era sarcastico ma sapevo che se gliel'avessi chiesto, Ivan mi avrebbe sostituito per un paio di giorni...aveva bisogno di lavorare e qualche straordinario gli faceva sicuramente comodo...
Poi il fatto di andare via per qualche giorno avrebbe aiutato anche Fede a riprendersi dal periodo duro che stava passando.
Aveva iniziato una terapia per la disintossicazione in una comunità della periferia di Milano.
Era dura avere a che fare con altre persone che avevano i suoi stessi problemi per motivazioni molto più gravi delle sue.
Più di una volta, infatti, mi aveva confessato di essersi sentito uno stupido a conciarsi così per una storia d'amore finita quando li c'erano casi limite incredibili...da pelle d'oca.
Così il giorno dopo, senza sapere ancora bene se stessi facendo bene o male, mi ritrovai sulla mini di Federico in direzione di un posto ancora ignoto (ho sperato per tutto il viaggio lo fosse solo per me, vista la difficoltà a trovar la strada che aveva quel povero ragazzo) con un piccolo bagaglio concreto e un grandissimo bagaglio di pensieri e sensazioni, che ancora oggi non riesco bene a descrivere.

venerdì 26 giugno 2009

Capitolo 12°: Scacco al cuore

Tutto era naufragato.
Dopotutto la vita è così. Un giorno sei felice, completato da una persona che pensi/credi con tutto te stesso che ti ami e ti rispetti e il giorno dopo ti ritrovi solo in un'auto a correre per strade sconosciute.
Senza un motivo apparente.
E' una sensazione che ho provato tantissime volte e con Zoe era successo ancora.
Incredibile. Per la prima volta nella mia vita ero stato sicuro di quello che potevo dare e di quello che stavo prendendo. Come un contadino assorto nel suo lavoro, coglievo i frutti di quell'amore che avevo sognato da troppo tempo e che piano piano si erano rivelati a volte marci e a volte immaturi.
Quella sera non verrà mai più cancellata dalla mia memoria.
Come al solito ero in vena di sorprese e mi ero messo in testa di portarla a cenare fuori per festeggiare. Non era una ricorrenza particolare. Non era un anniversario ne altro. Era solo una celebrazione di quanto era importante per me in quel momento. Lei. Odio la ricorrenza pre-determinata. Si intuisce?
Quella sera tornai a casa da lavoro con una sensazione strana nello stomaco. A posteriori dico che era il sesto senso che mi perseguita. Quel senso che pizzica...come l'uomo ragno quando si trova in pericolo.
Lo stomaco mi si contorceva. E tutto perchè, dentro me, sapevo perfettamente che stava accadendo qualcosa, senza capirne il motivo.
Il regalo consisteva (viste le mie finanze ristrettissime) in una cenetta a lume di candela. Tutto qui? Il seguito sarebbe stato un viaggio a Varenna per stappare una bottiglia di spumante in riva al lago.
Si...tutto qui...niente di particolare quindi. Era bello però fare il tutto con lei.
Ci sono dei momenti in cui ti trovi talmente bene con qualcuno, che vorresti fare tutto con lui.
Dove tutti i propri "vorrei" sono legati indissolubilmente a una figura. E' inutile prendersi in giro con frasi del tipo "è importante l'individualità della persona"
Attenzione. Non che non sia daccordo sul fatto che è fondamentale crearsi una propria individualità a prescindere da chi ci stia accanto. Ma qui si sta parlando di un'altra cosa.
Di quel desiderio di vedere come reagisce il proprio partner (odio questa parola però ho dovuto usarla per non fare ripetizioni), alle diverse situazioni della vita. Anche solo prendere tra coltello e forchetta un'oliva e vederla partire, volteggiando tra i tavoli di un ristorante, diventa un'occasione unica per conoscerci e innamorarsi.
Rinnovare quel sentimento che fa da cemento tra due persone.
Quando arrivai sotto casa sua avvenne il pa-ta-trak.
Uno sguardo fugace, più verso un punto indefinito alle mie spalle, che alla mia figura e una frase poco più che sussurrata"Dobbiamo parlare"
In un solo momento tutti i miei sogni e le mie convinzioni erano fuggite via.
Quel muro di sicurezza, quella coltre di calore che avevo racimolato in poco più di 6 mesi di rapporto, era crollata senza alcuna difficoltà sotto quella mazzata.
Seduto ora davanti a quel volante che girava a dx e a sx senza senso, non sapevo più cosa volessi. Chi ero?
Cosa avrei dovuto fare?
Tornando per un attimo nel mondo reale, mi accorsi che ero arrivato nella zona di Montevecchia.
Ero fermo ad un semaforo e le nuvole in cielo facevano da cornice a un sole che ormai era prossimo alla linea dell'orizzonte. O meglio...delle montagne..E' praticamente impossibile vedere, per chi abita in città, i tramonti che hanno la fortuna di vedere gli abitanti di paesini arroccati sul mare.
E io ora avevo bisogno di quello. Avevo bisogno di un'immagine di fusione per consolare la mia anima strappata. Come fare?
Innestai la prima e iniziai la salita verso il solito parcheggio che porta, dopo una passeggiata di 5 minuti a piedi, al punto più alto della collina. Era l'unico modo.
Nel frattempo mi rintanai ancora tra i miei pensieri. Solo li mi sentivo protetto, senza dolore, come anestetizzato dal pensiero stesso di quel motivo, che ancora cercavo e apparentemente non c'era.
Nel frattempo la strada scorreva veloce sotto di me e il sole era diventato solo un riflesso rosso che incendiava l'immensità azzurrina del cielo.
Poche rondini si attardavano a svolazzare qua e là sopra le macchine parcheggiate ai lati della strada.
Mi ritrovai in un baleno a fare la scalinata finale.
Il fiatone iniziò a crescere mentre, gradino dopo gradino cresceva la mia disperazione.
Avevo spesso questi momenti che somigliavano più alla reazione per la morte di una persona cara piuttosto che a quello che stavo realmente vivendo.
Ero svuotato, mi sentivo inutile...non sapevo davvero darmi tregua...avevo speso 6 mesi di sussurri, speranze, sentimento e profondità, in una persona che aveva spazzato via tutto in un attimo.
Forse era proprio morto qualcosa dentro me....una parte del mio cuore.

martedì 23 giugno 2009

Ritornare...

Se aspettavo ancora un po', le pagine di questo "e-book" già di per se ingiallite, si sarebbero sgretolate senza ritegno.
Eccomi qui.
Tornato da Dado's Pages (mio blog ufficiale) per cercare di dare un senso compiuto alla storia tra Lorenzo e Zoe.
Ci provo, senza pretendere di scrivere un best seller...solo qualche sensazione che passa e lascia brividi e segni indelebili dentro me.
Mi pare che qualcuno scrivesse "Il mio amore addosso come una bestia nuda"...mi pare nella mia immensa ignoranza che fosse Eluard...come una bestia nuda...e come tale lascia segni, brividi e può fare anche carezze....
Vediamo cosa combinerà questa bestia nelle prossime pagine.