giovedì 31 gennaio 2008

Capitolo 4° : Morte di luglio

"Ma porcaccia vacca..passarla prima no?".
Elio prese palla e si diresse verso canestro. Non sono mai stato un campione ma l'altezza la so usare abbastanza bene.
Con un gesto che aveva ben poco dell'atletico e molto di più del "Mobilificio Aiazzone", cercai di fermarlo con scarsi risultati.
Ciuf. Canestro. 20 a 19 per loro.
"Loro" sono Elio e Beppe (all'anagrafe Giuseppe) amici d'infanzia che tengo giusto per queste occasioni.
Con me, in squadra, c'è Fede. Ora starete sicuramente pensando "Come fa uno che pesa 115 kg a giocare a pallacanestro?"Beh lui è il palo. Nel senso che sta fermo in una posizione ottima per concludere (ha un tiro micidiale soprattutto da 3) ma anche per difendere.
A dispetto della stazza, è molto rapido nei movimenti e riesce a sbilanciare spesso gli avversari solo con un gesto del capo.
Io come dicevo, non sono sicuramente Michael Jordan. Anzi. Queste partitelle le facevo più per tenere in allenamento quel fisico da "spiga" che mi era venuto dopo l'adolescienza che per altri motivi astrusi.
"Fede porca puttana passala prima..non puoi farmi arrivare sotto l'uomo e poi passarmela..la prendon loro...Dai...su....urca bella..ooopp...".
Dopo 16 tentativi, ero riuscito anche io a segnare due punti in entrata. Su di me difendeva Beppe. Lui era entrato a far parte delle nostre partitelle da poco. Veniva sempre al campetto quando giocava con noi Ale (altro amico d'infanzia che aveva smesso per problemi a un ginocchio) e stava li a guardarci giocare per ore.
Non ero mai riuscito a capire bene il perchè fosse così "attratto" da 4 "cassapanche con le mani" come noi.
Comunque parlava poco e giocava abbastanza bene e questo bastava per noi.
"Ultimo canestro che devo andare io" dissi consegnando la palla a Elio.
Lui guardò Beppe con aria furba e disse "Te capì uè...il bamba deve andare...in dùe té vé?"
"Devo andare a finire di preparare la valigia...sai...domani qualcuno dovrebbe saperlo che parto...o no?Cacchio te l'ho detto 48 volte che vado in America ricordi?"
Mentre dicevo questa frase avevamo iniziato l'ultimo scambio. Anche se era una partitella tra amici, l'agonismo faceva capolino dal cassettino della passione rimasto semi aperto nel mio cervello.
Non giocavo mai a risparmio io. Giocavo al meglio delle mie possibilità. Sempre. Quindi anche quella volta non volevo lasciare sul campo una pizza scommessa un'ora prima. La sorte comunque mi giocò lo scherzetto di scivolare sul piede d'appoggio e lasciare un'autostrada a Elio che comodo comodo andò a segnare.Persa.
Dopo le partite stavamo sempre un po' li a chiacchierare del più e del meno e anche se avevo fretta, mi regalai una mezz'ora di parlata fitta con quei tre balordi(in senso affettuoso).
"La valigia ce l'hai pronta tu?mi raccomando porta le carte di credito che io non ho moltissimo sul conto..non potrei mai pagarti da mangiare per 3 settimane..poi a te..con tutto quello che rumini.."
Fede si mise a ridere e mi disse "Tranquillo...al massimo mangio te...tanto due metri di uomo mi sfameranno no?"
D'un tratto un cellulare suonò. Era il mio. Lo tenevo sempre sulla vibrazione meno quando giocavo. Mia nonna ultimamente non stava granchè bene. Niente di grave, qualche dolore dell'età e giramenti di testa la tenevano, anche per giorni, a letto senza potersi alzare.
Sul display lampeggiava la parola "Anonimo". Rapido lancio della monetina tra rispondo o non rispondo. Tasto sul verde e...
"SI, pronto"
"Buongiorno Sig. Ravalli?"
"Si sono io..chi parla?"
"Sono la dottoressa Mandelli dell'ospedale di Sesto San Giovanni...si tratta di sua nonna...devo chiederle di venire urgentemente qui da noi al reparto TU TU TU TU TU..."
Ero già in macchina. Con il cuore in gola accesi il motore. Mi sentivo come in un silos di cotone idrofilo. Completamente ovattato dall'adrenalina, spaventato com'ero dal fatto di rimanere...solo.
Solo come quella maledetta mattina quando mia nonna mi svegliò con gli occhi gonfi di lacrime e mi disse: "Ora io e te dovremo stare per un po' di tempo insieme...mamma e papà sono dovuti partire per un viaggio molto lungo...".
Mentre sfrecciavo a 90 all'ora per quelle viette strette mia nonna entrava in coma. Il giorno dopo, alle 9,35, sarebbe morta e con lei gran parte della mia vita presente e passata.

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