martedì 29 gennaio 2008

Capitolo 3° : Pianto di bambino

Mi piace veramente parecchio il lavoro che faccio.
Non è esattamente il lavoro più normale per un ragazzo di 25 anni oggi come oggi ma mi ha appassionato dal primo momento.
Ho imparato da uno di quegli edicolanti vecchio stampo con il berrettino sempre calcato sulla testa e l'immancabile gillet imbottito blu.
La frase che più mi ha fatto ridere e che vi fa capire la filosofia di noi giornalai è stata "Davide ricorda sempre che i giochi e le riviste da bambini devono essere ad altezza PIANTO DI BAMBINO, così le mamme impazziscono e comprano". Naturalmente questa unità di misura non è nient'altro che quella che va dai loro occhi (circa mezzo metro) a terra. Fantastico.
Mentre nel mondo si parla di stock option e vendite azionarie da milioni di euro, è incredibile pensare che la nostra categoria basa ancora tutto sulla dialettica e sulla fiducia.
Duro lavoro il nostro, però quante soddisfazioni. Vedere l'alba tutte le mattine, cappuccino e brioche calde ed essere responsabili dello scandire delle giornate. Si perchè alcuni miei clienti non mettono nemmeno la sveglia. Sanno perfettamente che quando sentono le saracinesche alzarsi sono le 5.30. So che per un impiegato sempre ricurvo sulla propria scrivania al caldo e con tutti i comfort è difficile da capire. Come può fare un ragazzo ad amare un lavoro nel quale stai fuori al gelo d'inverno e al caldo d'estate a piegare giornali? Sono sicuro che se provassero per un po' capirebbero tutto. C'è un non so chè di spirituale. Si riflette tantissimo e devo dire che andando alla velocità della luce per tutto a Milano, è bello rintanarsi di tanto in tanto nei propri pensieri mentre le mani vanno da sole.
In effetti in quel periodo era da un po' che non riuscivo a ritagliarmi dello spazio libero per avere abitudini. Avete presente proprio quei piccoli gesti che molti fanno meccanicamente ogni mattina?ecco..farsi la barba o una doccia era diventato più un obbligo morale che un piacere.
Purtroppo il lavoro scarseggiava e mi ero dovuto inventare altre vie per guadagnare qualcosa.
Mi ero buttato a vendere giocattoli e palloni e visto che la mia zona era frequentata molto da ragazzi e bambini, riuscivo a compensare. Era un pomeriggio interminabile. Un lunedì per la precisione. Al mattino ero passato dall'agenzia di viaggi a ritirare i biglietti perchè ormai eravamo a una settimana dalla partenza. In fissa sull'espositore dei giornali, stavo studiando il movimento delle pagine del "Neue Zurch" nel venticello allegro che mi stava accompagnando quel giorno. Con Zoe non ci si era più sentiti dopo quelle poche parole sul blog. Pochissimo tempo mio e probabilmente i suoi studi, essendo poco prima delle ferie, le rubavano anche il suo.
Chissà cosa stava facendo in quel preciso istante. Era bello immaginarsela nella propria mente.
"Caffè?".
Vediamo se riesco a spiegarmi.
Quando mi capitano queste cose è un po' difficile far capire alla gente quello che provo.
Avete presente un fuoco d'artificio che esplode in tante piccole lucine colorate nel cielo? Poi piano piano sale fino alla gola, chiude i rubinetti della salivazione e mette un laccio intorno alle corde vocali.
Perfetto. Il cielo in cui è esploso il fuoco d'artificio era il mio stomaco e tutto il resto erano esattamente le sensazioni che si successero subito dopo.
Lei era li davanti. Come lei chi?Zoe. Oltretutto non era sola. In mano c'erano due bicchieri di carta che presumo contenessero caffè. Il cuore mi balzò in petto e le mani iniziarono a sudare ma naturalmente mi imposi di apparire tranquillo.
"Ciao" dissi con enfasi esagerata. Troppo esagerata. "ma cosa combini?perchè sei qui?". (cosa cavolo le vai a chiedere queste cose?boh..avevo il cervello in pappa)
"Nulla di particolare.Sono venuta in centro per fare un giro. Dovrei guardare per delle giacche ma non so bene come farò. Odio andare per negozi. Odio entrare e sentirmi lo sguardo dei commessi sulle spalle. Insomma. Come vedi non sono del tutto normale!"
"Beh non è vero. Per me è esattamente la stessa cosa. Figurati che non compro più nulla per me da circa 6 mesi per questo motivo. Prima o poi dovrò ricominciare a girare perchè i miei jeans gridano vendetta"
Ora ero più tranquillo. Diciamo che l'impatto iniziale è traumatico ma poi mi rilasso e prendo a parlare tranquillamente.
La feci entrare. L'edicola non è molto grande ma almeno ha l'aria condizionata. Così al fresco, sorseggiando caffè, avevo avuto il mio primo incontro con la donna che aveva popolato i miei sogni negli ultimi due giorni.
Incredibile. Pensare che nella mia vita di donne ne ho avuto poche e negli ultimissimi anni.
Ero un po' alternativo rispetto agli altri. Sono stato e rimango bambino ancora oggi con una pausa di adolescenza di circa 2 annetti alle superiori.
Ho sempre pensato molto a giocare a divertirmi con il pallone tra i piedi mentre tutti i miei amichetti giocavano con altre cose...si insomma avete capito...il tempo delle mele è proprio quello no?le prime toccatine fugaci sopra la maglietta. Per passare sotto bisogna aspettare un pochino e conoscerci meglio. I primi baci che se venivano trascinati dalla passione diventavano "limonate".
E poi quelle estati eterne con il sapore di Goleador e di tutti i ghiaccioli al limone che divoravo, l'erba che ogni volta mi sporcava i pantaloncini e mia mamma che alle 19 mi chiamava dal balcone per la cena.
Quante risate, quanti pensieri per il rientro a scuola, quanti amori rinchiusi dentro di se per troppa vergogna o troppo purdore. Ora però guardandomi indietro sono contentissimo di come sia andata. Sono sempre stato tardo con le donne ma non mi lamento. Dopotutto rimango attaccato a tutti quei riti di corteggiamento, che gli uomini di mondo non fanno più.
Dopo un'oretta buona che parlavamo gli argomenti finirono e ringraziai il Signore che ci fu un po' di movimento di clienti, in modo da rompere l'imbarazzo che si stava creando.
Lei era veramente bellissima. Gli occhi (li avevo guardati subito appena entrata) erano azzurro-verde acqua con pagliuzze gialle. E' veramente difficile definirli.
Incredibili forse è l'aggettivo più azzeccato. Ma poi era tutto il contesto che era stupefacente. Era proprio bella tutta. Dentro e fuori.
"Scusami se sono piombata qui così, ma dopo quel commento sul blog ho avuto 2 esami in fila e non mi sono più interessata al mondo in genere. Figurati che non vedo il mio ragazzo da allora!"
Il fuoco d'artificio in quel momento ritornò dentro al bossolo, i lacci strinsero ancora di più le corde vocali, la salivazione si fece stile "Sahara addio" e si aggiunse una nuova sensazione: la corona di spine che ormai da tempo cingeva il mio cuoricino martoriato, strinse la sua morsa fino a farlo quasi scoppiare.
Il mio cervello diventò come una scatola vuota. Il mio stomaco si capovolse e non volle più saperne di inglobare cibo.
Mi ritrovai un'ora dopo da solo in edicola a guardare ancora quel Neue Zurch che non voleva saperne di fermare le sue pagine che svolazzavano nel vento.
Lei se n'era andata. Non mi ricordavo nemmeno più se l'avevo salutata o altro. Non mi ricordavo più nulla. La delusione, la tristezza e la depressione, andavano in giro a braccetto dentro di me deridendo il mio cuore ormai spezzato.
Stento a credere ancora oggi di essere riuscito a farmi prendere in quel modo da Zoe.
Comunque ormai non era più tempo di stare li a rimuginare. Come una scolaresca di ragazzini indisciplinati, i miei quotidiani stavano per essere stretti in pacchi pesantissimi per le rese delle sera.
L'esperienza del passato per quanto riguarda l'amore, aveva fatto diventare Lorenzo, un essere quasi del tutto impermeabile alle emozioni e alle speranze.
Queste ultime continuavano a vivere nel mio cuore, ma facevo in fretta a riprendermi dopo una delusione dopotutto. Era già capitato che mi interessasse una ragazza che poi si rivelava impegnata e me ne ero fatto una ragione in poco tempo.
Quando tirai giù la saracinesca però, in quella sera di fine luglio, una lacrima solcò la mia guancia.

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