giovedì 14 febbraio 2008

Capitolo 8° : 2000 euro

La settimana passò in fretta. 7 giorni sembrarono 2 ore. Era bella Zoe, Bello il mondo, Bella la luce, il mare e tutta quella gente che passeggiava sulla spiaggia.
Bello TUTTO. Le emozioni al posto giusto, la tenerezza quanto basta per non essere fastidiosa ne mancante..insomma..stavamo bene insieme.
Tutto di lei mi piaceva. Vi ho sentito. Non iniziate con il solito "Seeeeeeeee dai..neanche un difetto..è il colpo di fulmine che non da la possibilità di essere obiettivi"..NO..non è così..nella mia vita "avanti - Zoe" ero rimasto scottato proprio per questo.
Troppe le storie finite male perchè vissute con le fette di salame sugli occhi. Troppi i colpi bassi ricevuti da persone che non avevano scrupoli nell'usarmi e buttarmi nel cestino dell'umido subito dopo. Troppo pesante ascoltare i miei colloqui deliranti o le mie confessioni più intime. Dopotutto erano vere. E' un po' come vedere una donna con o senza trucco. Con il trucco è perfetta. Senza, scopre il fianco a una serie di imperfezioni..di piccole rughette che potrebbero lasciare deluso l'osservatore e farlo scappare. Ma perchè?
Un giorno ero in macchina e ascoltavo la radio. Canzone di cui non mi ricordo il titolo ma mi è rimasta impressa questa frase "se un giorno mi innamorassi di te ti darei il peggio di me per vedere se dopo il dolore restiamo noi". Un po' apocalittica ma molto bella. E' proprio dopo aver visto i difetti che si può decidere se una persona è giusta per se. no?
Per questo è importante non scegliere solo dalla "crosta" ma farsi guidare dalle sensazioni profonde che può dare una persona.
Un cuore vale mille volte di più di un fisico mozzafiato. Poi se ci sono tutti e due è meglio.
Con Zoe c'erano tutti e due. Decisamente. Vederla ridere era come assistere a un alba a Rio de Janeiro. Sentirla parlare e vedere le sue labbra muoversi al vento delle sue parole era uno spettacolo inestimabile. Vedere il suo corpo ondeggiare nel sole era una poesia sussurrata dolcemente all'orecchio.
E poi quando mi guardava in quel modo. Beh. Altro che campane, campanellini e angioletti. No no. Con lei le fette di salame me le ero mangiate in un sol boccone.
"Lorenzo...Lorenzo..ma mi ascolti?"
Ivan era davanti a me e, poveretto, stava cercando di comunicare con Lorenzo. Purtroppo però in quel momento Lorenzo era nella stanzetta insonorizzata del suo cervello a guardare flash di vita con Zoe. Ne uscii per rispondere al malcapitato.
"Eh..ah..si..scusa..ero un attimo..o mamma che fissa...scusami..dimmi dimmi"..
Lui mi guardò con una faccia comprensiva e mi disse "Siamo a fine estate ragazzo mio ma tu mi pare che sei rimasto alla primavera più inoltrata.." e rise mettendosi a finire i suoi lavori.
"Dai Ivan vai a casa ora" Era rimasto per una settimana da solo a gestire tutto, dalla mattina alla sera e ora all'alba delle 18,30 era ancora li per aiutarmi a finire il lavoro del giorno e chiudere le rese. Lui mi guardò enigmatico e tentò di parlare "Ma Lorenzo c'è da fare...".
"E' inutile che parli...e non guardarmi così. Sono il titolare e ti impongo di andartene. Diciamo che sono atipico. Di solito gli imprenditori veri obbligano i lavoratori a stare ore in più senza pagarli o ore in meno per non pagare gli straordinari. Facciamo che io ti pago il sacrificio che hai fatto la settimana scorsa con un piccolo extra..." e gli allungai una busta bianca gonfia di biglietti da 50 €. Il totale era 2000 €. Troppo?Direi di no. Avrei rinunciato io volentieri a qualcosa quel mese per far capire a Ivan quanto fosse importante quello che aveva fatto per me. Di solito gli davo 850€ forfait per fare 5 ore al giorno o poco meno. Aveva anche una splendida bambina, Giulia, da mantenere e quindi quel mese decisi che gli avrei dato quella piccola soddisfazione.
Lui mi guardò con gli occhi che ridevano e mi abbracciò forte. Io gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi "Non montarti la testa ora però, perchè è solo per questo mese..se no fallisco tra un po'..ci vediamo domani dai...scappa..".
Quando chiusi la porta mi trovai da solo con i miei pensieri. Zoe prima di tutto ma anche tutto il resto della mia vita. Mi capitano questi momenti. Molti li chiamano esami di coscienza. C'è chi sostiene che non serve farli, altri che li fanno addirittura tutte le sere prima di andare a letto e altri ancora, come me, che li fanno in momenti particolari della propria vita. Io ero in un momento particolare. Chiamiamolo "di cambiamento".
Io ero felice. Ma davvero tanto. Per molti magari talmente tanto che diventavo anche ridicolo.
Avevo sempre avuto problemi nel relazionarmi con gli altri. Stavo attento a tutti i giudizi senza prendere in esame il fatto che l'importante era quello che volevo io.
Ero io a dovermi giudicare e nessun altro.
Preso da questi discorsi mi alzai per iniziare a tirare dentro i giornali.
Era quasi buio. L'albero sul fianco dell'edicola perdeva, petalo dopo petalo, i fiorellini che erano cresciuti in primavera e quella immagine mi dava, ogni anno, un filo di tristezza. Come se con quel gesto, volesse avvisarmi che stavamo per rituffarci in quell'inverno gelido che troppe volte avevo maledetto. O meglio. Non ero proprio io a maledirlo, ma le mie mani, i miei piedi, il mio naso e le mie orecchie. Tutte parti che congelavano alla velocità della luce.
A breve sarebbe tornato e io sarei stato ricoperto da quel sottile strato di ghiaccio che solo il mese prima, assediava anche il mio cuore. Una sola differenza mi venne in mente. Appena il mio cervello focalizzò di cosa si trattava, il mio cuore prese a battere più forte. Questo perchè era appena entrata in edicola e mi sorrideva davanti. Intendo la differenza.
"Signorina mi scusi...lei cosa ci fa qui??" dissi sorridendo. Poi mi sporsi dalla finestrella di vendita e un bacio risuonò nell'aria. Zoe era li e tutto il resto passava in secondo piano.

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