martedì 19 febbraio 2008

Capitolo 9° : Bere irresponsabilmente..

Dalla finestra della mia stanza si vede la luna. Nelle sere di fine estate si vede davvero bene. Il cielo limpido aiuta i pensieri a vagare fluidi nei meandri del mio cervello. Di solito la notte viene usata da tutti per dormire o magari per rimanere in "intimità" con la propria compagna/proprio compagno.
Io, prima di conoscere Zoe, la usavo per pensare. Riflettevo sulla vita, su quanto avrei dovuto fare per migliorarla e renderla più "a misura Lorenzo".
In sottofondo nella stanza, la televisione accesa ronzava ininterrotta su una trasmissione inutile. La spensi con soddisfazione per accendere lo stereo. Scelta obbligata tra due cd: rilassarmi con Jack Johnson o puntare sullo stile con Frank Sinatra? Optai per Jack Johnson. Non so perchè ma la vita che vive mi fa sognare. Forse perchè per me è una delle migliori per un essere umano. Sole, mare, Hawaii, surf e musica.
Mi lasciai cullare tra quelle note mentre andavo in cucina a mettere su l'acqua per un caffè. Mi piaceva qualche volta farmi quello americano da bere nella tazzona, magari accompagnato a una fetta di torta fatta in casa. Si da il caso che la sera prima io e Zoe ne avevamo fatta una. Quindi quale miglior momento delle 2.45 per fare uno spuntino? Quando tornai verso la stanza da letto con il vassoio, le lancette dell'orologio segnavano le 2.59.
Entrando dalla porta mi bloccai di colpo. Zoe stava dormendo a pancia in giù con i riccioli scompigliati sul cuscino. La luce della luna, che entrava dalla finestra aperta un poco dal venticello estivo di quella sera, accendeva ancora di più quella sua pelle così chiara e le forme del suo corpo risaltavano ancora di più.
Rimasi talmente catturato da quell'immagine che quasi cadevo inciampando nel tappeto. Appoggiai piano piano il vassoio sul comodino e scivolai nelle coperte, vicino al suo corpo caldo e profumato.
Era un piacere starle vicino anche solo a guardarla dormire. L'espressione era assorta e la guancia, leggermente schiacciata tra le pieghe del cuscino, donava al viso una vena di serenità straordinariamente bella.
Come succede il più delle volte in questi casi, passarono pochi minuti prima che dischiuse gli occhi guardandomi e sorridendo.
"Ciao..." dissi con una faccia sbalordita da quello che avevo davanti...
Lei mi guardò e mi disse aggrottando la fronte "ohi...ho capito che sono brutta però...o mamma che sonno.." e si lasciò ricadere mollemente sul cuscino.
"No no..al contrario..stavo guardandoti pensando a come fosse possibile creare uno spettacolo così bello in natura..."
Lei arrossì, affondò la faccia per un attimo nel cuscino ridendo e poi si tirò su sulle braccia e mi diede un bacio. La notte passò veloce e ci presentò il "conto occhiaie" al mattino Non ci voleva solo una tazza di caffè ma, viste le condizioni, una flebo intera direttamente in vena.
Lei andò al lavoro. Iniziava il turno alle 9,30 e avrebbe lavorato fino alle 13. Poi sarebbe passata dai suoi a salutarli e sarebbe tornata li anche per quella notte.
Nel mio cervello frullavano 10, 100, 1000 idee per pomeriggi da passare con lei. E la cosa che mi sconvolgeva era che fossero tutte esperienze che volevo avere con lei a fianco. Non avevo mai sentito questo desiderio. Prima con le altre ragazze era tutto diverso. Conoscenza, sesso quanto basta e per finire, la frase classica "siamo troppo diversi...mi dispiace..è finita". Al massimo c'era la voglia di stare insieme ma mai più di tanto, perchè dopo un po' gli argomenti finivano e la noia prendeva inevitabilmente il sopravvento.
Poi, per loro, era troppo impegnativo portare avanti un rapporto con una sola persona. Troppo impegnativo portare avanti un rapporto con me. Lorenzo pretendeva rispetto reciproco e attenzione per i sentimenti. Era come avere un prato verde da curare e assegnarne metà ad ognuno. Se uno non curava la sua parte, prima o poi sarebbero cresciute le erbacce o l'erba avrebbe lasciato il posto a una distesa di terra arida.
Nessuna richiesta, promessa ne giuramento, chiedevo solamente di prendersi cura della propria parte con serietà o mollare il colpo. Tutto qui. Chiedevo troppo? Dopotutto in amore se ognuno non fa un piccolo sforzo per rimanere vicino all'altro, prima o poi salta tutto. No?
Nel frattempo mi ero alzato, fatto doccia e barba, vestito e messo a leggere un libro sul balcone.
In quel momento nulla poteva rovinare questa atmosfera. domenica mattina, niente lavoro, poca gente in giro, sole..insomma..tutto perfetto.
Pi pi pi..piri pipipi..Odio il cellulare...soprattutto quando suona "Anonimo". Da quel pomeriggio in cui era stata male mia nonna, non lo sopportavo più.
Risposi. Era Fede. Dopo 5 minuti ero cavalcioni al motorino. L'aria era calda ma in motorino non dava fastidio. Anzi. Era piacevole tutto meno quanto avevo sentito dall'altra parte della cornetta.
Parcheggiai il motorino, mi tolsi il casco e citofonai. Quando arrivai sotto casa di Fede, c'era già la macchina di Clara, la sua ex. Rispose lei al citofono con la voce molto tesa. Feci le scale a due a due per fare prima mentre l'ascensore scendeva al piano terra con una signora anziana all'interno.
Il corpo di Fede, devastato dall'ennesima sbronza da rhum, era disteso sul letto e guardava il soffitto.
L'aria era rarefatta oltre che tesa ma quando andai per aprire la finestra fu proprio Fede a biascicare un "Fatti i cazzi tuoi e stai lontano da quelle finestra e poi un'altra cosa" e dicendolo si alzo sui gomiti "Tu, avvoltoio di merda e quell'altra vacca li davanti ora andatevene fuori dalle palle..." e si rimise disteso con un braccio sopra gli occhi.
Io e Clara ci guardammo per capire il da farsi.
Con un'occhiata capimmo che la pensavamo alla stessa maniera.
Dopo 10 minuti eravamo al bar di sotto. Caffè io e cioccolata lei, eravamo li esclusivamente per controllare gli spostamenti di quel relitto umano, che in questo momento avrebbe potuto fare sciocchezze a profusione.
Fede aveva iniziato a bere pesante, da quando Clara l'aveva mollato. Anche se non voleva ammetterlo, ormai era diventato un vizio.
"Ma ti ha chiamato lui?" le chiesi continuando a girare il cucchiaino nella tazzina ormai vuota.
Lei mi guardò con aria stanca e mi disse "Si..appena ho preso la linea ha iniziato a insultarmi e a dirmi che dovevo tornare con lui se no si ammazzava...insomma..mi sono anche spaventata.."
"Si ma ora secondo te cosa dobbiamo fare?". Era la terza volta dall'inizio dell'anno che si riduceva così e iniziavamo ad essere seriamente preoccupati per lui.
Chiamare i suoi genitori non ci sembrava la soluzione più giusta, anche perchè li avremmo messi in agitazione per una situazione pesante che oltretutto li avrebbe fatti soffrire maledettamente.
Lasciai Clara ad aspettare il suo nuovo fidanzato da sola e saltai in motorino.
Avevo preso una decisione. Dopotutto l'unica persona che poteva aiutare Fede ce l'avevo molto vicino.

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